L’eurozona si è allargata, dal primo gennaio la Lituania ha fatto il suo ingresso in questo “club”. I conti sono in ordine, i parametri rispettati appieno; anzi, nel suo piccolo, i numeri dell’economia lituana sono notevoli, tanto da far invidia anche ai giganti europei come Germania e Gran Bretagna. Il Pil lituano nel 2013 ha registrato un +3.4%, mentre quest’anno ha avuto una crescita del 2.7%. Numeri decisamente incoraggianti per questa piccola nazione, soprattutto pensando agli scorsi anni quando, nel 2009, nel pieno della crisi economica l’economia aveva registrato una brusca decrescita del 15%. Risultati che hanno impressionato anche il numero uno della BCE, Mario Draghi. Pensare che nel 2007 il governo di Vilnius aveva fatto richiesta per l’ingresso nell’euro, ma questa fu respinta poiché l’inflazione era troppo alta (1.8%), 0.1% oltre i parametri stabiliti dal trattato di Maastricht. Oggi invece l’inflazione si è attestata intorno allo 0.4%. Anche i dati del debito pubblico sono molto incoraggianti, fra i migliori d’Europa, infatti la Lituania è ferma al 39% del Pil, quando i patti di Maastricht impongono un tetto meassimo del 60%. I grandi europei sono decisamente più indietro, la Germania è al 77%, la Francia al 92.2%, mentre l’Italia, ancora più lontana, al 127.9%.
Ma i problemi più grandi sono quelli di natura geopolitica. La Lituania era uno stato dell’ex unione sovietica e questo ulteriore allontanamento dalla Russia non farà piacere al governo del Cremlino; anche se le esportazioni lituane sono dirette per il 60% all’Europa e per il 20% alla Russia, quindi, sostanzialmente, non ci dovrebbero essere dei cambiamenti su questo punto di vista. Ma la tensione è salita lo stesso, a dicembre la Putin ha ordinato un’esercitazione militare, mobilitando 9000 uomini e 55 navi da guerra, nel mare che bagna l’enclave russa di Oblast Kaliningrad, che si trova all’interno dei confini lituani. Avvenimento che, per fortuna, non ha registrato conseguenze.
In ogni caso la popolazione lituana si divide a metà per quanto riguarda le aspettative, quantomeno, del mantenimento degli standard economici raggiunti, non senza fatica. Ci potrebbero essere dei vantaggi e degli svantaggi, come in ogni cosa. Le pianificazioni economiche, ad esempio, potrebbero essere più semplici essendo, in parte, dettate dagli standard europei che devono essere rispettati. Questa è una lama a doppio taglio, però, e lo stanno vivendo sulla propria pelle tanti paesi dell’eurozona, come il nostro, che non avendo piena libertà di manovra non possono adottare politiche economiche differenti, che magari darebbero un aiuto maggiore alla ripresa. Un altro aspetto, dalla doppia faccia, è quello degli aiuti economici; entrata nell’euro la Lituania potrebbe, in caso di necessità, accedere a fondi di aiuto che altrimenti le sarebbero negati, correndo l’ovvio rischio di mettersi in situazione spiacevoli come quella greca.
Uno dei pericoli maggiori è quello dell’aumento dei prezzi, cosa che colpirà inevitabilmente questo paese. A questo proposito è intervenuto il governatore della banca centrale lituana, il più giovane d’Europa, Vitas Vasiliauskas, che ha detto: “non possiamo rilassarci, l’euro ci da numerose possibilità, ma allo stesso tempo dobbiamo proseguire con le riforme”. Problemi più seri potrebbero riguardare l’aumento del costo del welfare o dei servizi primari come educazione e sanità. I più scettici sono gli imprenditori, i quali credono che quest’ingresso nell’eurozona non porterà alcun beneficio, ma Vasiliauskas tranquillizza tutti, affermando che, in sostanza, non cambierà nulla.
Stefano Gattordo