Pubblicato il report del WWF“Land transformation in Italia e nel mondo: fermare il consumo del suolo, salvare la natura, riqualificare le città” che porta all’attenzione di tutti il tema della cementificazione del Belpaese, passato decisamente in secondo piano nelle cronache nazionali. I dati mostrati dal WWF sono decisamente preoccupanti. Novanta ettari di terreno ogni giorno si trasformano in zona urbana, con un avanzamento di 10mq al secondo. Oggi siamo arrivati all’urbanizzazione del 7,5% dell’intero territorio nazionale, rendendo più complesse le già instabili problematiche idrogeologiche, oltre ad un’amplificazione degli effetti dei cambiamenti climatici. L’urbanizzazione pro-capite è passata in 50anni da 120 ad oltre 370mq in media, mentre in alcune aree, come ad esempio in Lombardia, questi valori si sono moltiplicati di quasi 3,5 volte nello stesso arco di tempo; un valore quasi doppio alla media italiana ed europea. Il consumo costante di suolo comporta anche una progressiva perdita delle risorse naturali, presenti in abbondanza nel nostro territorio, provocando così gravi danni all’ecosistema. Problemi che ci porteremo dietro per sempre.
In occasione dell’uscita del report “Land transformation in Italia e nel mondo”abbiamo intervistato Stefano Lenzi, responsabile dell’ufficio legislativo WWF Italia:
Com’è nata l’idea del report e quali sono gli scopi?
“Il Report 2014 è indirizzato al circuito universitario e agli esperti presenti sul territorio, oltre ai comitati dei cittadini attivi su questi temi; rappresenta il lavoro collettivo ed antologico più aggiornato sulle cause del consumo del suolo e sulle risposte più avanzate per contenerlo. La riuscita è merito anche della collaborazione di 40 docenti di 13 diversi atenei, che hanno partecipato all’iniziativa.”
Quali le zone maggiormente colpite da questa cementificazione sfrenata?
“Il WWF nell’ambito della Campagna Riutilizziamo l’Italia, con il gruppo di ricerca coordinato dall’Università de L’Aquila, fin dal 2006 sta elaborando dati sulla conversione urbana in Italia nel periodo 1950-2000 sulla base della cartografia storica (IGM 1:25000) e delle carte regionali digitali. Da questo esame – condotto sinora su 15 Regioni e che entro il 2015 sarà completato – emerge come nel territorio nazionale si stia procedendo ad una conversione urbana di circa 90 ha/giorno (circa 10 m2/sec) con il rischio – in assenza di modificazione nei trends – che vengano consumati nei prossimi 20 anni ulteriori 660.000 ettari di territorio libero.”
E’ vero che le zone rurali e i piccoli centri stanno subendo grandi trasformazioni, spesso superando di gran lunga i reali bisogni, abitativi e di infrastrutture turistiche?
A partire dagli anni ’60 sono cominciati gli interventi urbanistici regolate dalle dinamiche di mercato e non più da piani regolatori, questo ha portato ad una generalizzata frammentazione degli equilibri insediativi e dei processi produttivi, per non parlare dell’endemico fenomeno dell’abusivismo edilizio. Ciò ha come risultato, la progressiva sub-urbanizzazione del territorio non solo nelle aree di pianura ma anche nelle valli di montagna, accompagnata anche nei centri più piccoli dalla dispersione di “relitti territoriali” (infrastrutture incompiute o rottamate, capannoni, aree industriali e commerciali, cave e caserme dismesse) che hanno contaminato il nostro panorama concreto e ideale. Va infine ricordato che l’Italia ha un patrimonio paesaggistico di immenso valore, oltre, cosa che in pochi sanno, la più ricca biodiversità d’Europa.
Quali sono i modi per raggiungere l’obiettivo del consumo netto di suolo pari a zero per il 2050?
Il WWF sta sollecitando l’approvazione in Parlamento della proposta di legge di iniziativa governativa, in discussione da un anno, sul consumo del suolo che giudica su alcuni aspetti principali molto positiva e innovativa. Il WWF ha contribuito elaborando una propria proposta di legge nella quale: si sancisce la funzione ecologica del suolo e si preferisce la conversione alla costruzione; riqualificazione del patrimonio esistente attraverso precise programmazioni; si istituisce un registro nazionale del suolo; si propongono strumenti fiscali che agevolano le rigenerazioni del patrimonio esistente. Inoltre il WWF ha elaborato uno Strumentario a legislazione vigente, nel quale vi sono normative dirette a Regioni e Comuni, sempre seguendo l’idea della conversione e non della costruzione ex-novo adoperando, tra le altre cose, Programmi di Recupero Urbano (PRU).
-E’ possibile immaginare un futuro sostenibile, dove il rispetto e la tutela dell’ambiente siano al primo posto? Se si, in che modo?
Non esiste una formula magica e nessuno ha una bacchetta magica. E’certo che comunque la sensibilità ambientale è aumentata esponenzialmente soprattutto perché le persone si stanno accorgendo, purtroppo, sui propri beni e sulla propria pelle di quali siano gli effetti devastanti del cambiamento climatico, indotto dalle emissioni di gas serra, che contribuisce a provocare fenomeni estremi che vengono amplificati dalla cementificazione e dall’edificazione selvaggia del territorio. L’adattamento ai cambiamenti climatici e quindi il contenimento del consumo del suolo e l’attenzione alla difesa del suolo saranno tra le sfide principali del futuro in cui dovranno convergere gli sforzi delle associazioni ambientaliste, delle istituzioni nazionali e locali e dei cittadini. Il WWF ha recentemente promosso, con altre 15 associazioni ambientaliste riconosciute, un’Agenda ambientalista he chiede la ri-conversione ecologica dell’economia in cui si sostiene che non ha alcun senso proseguire sulla strada di uno sviluppo economico “Business As Usual”. La grave crisi economico finanziaria globale, che si riverbera nel nostro Paese con effetti molto pesanti sul tessuto sociale e ambientale è drammaticamente legata ad un deficit ecologico sempre più imponente al quale, con il passare del tempo e dell’inazione politica, diventerà impossibile porre rimedio. ù
Stefano Gattordo