Con il ritorno del lupo nelle montagne italiane, aspetto sicuramente positivo per l’ambiente naturale, sono emerse una serie di problematiche complesse da gestire, legate soprattutto ai conflitti tra questa specie e il mondo rurale.
La questione gode della massina attenzione del Club alpino italiano che, attraverso il Gruppo Grandi Carnivori, ha discusso contromisure e buone pratiche oggi a Bologna, in occasione della Giornata nazionale di studio “La convivenza con il lupo”.
Innanzitutto è stato ricordato come in Italia non ci registrino attacchi mortali all’uomo da parte di lupi dal 1825. “La probabilità che questo avvenga è dunque molto bassa, perché il lupo non vede l’essere umano come preda, al contrario lo teme”, ha affermato Marco Galaverni dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale).
La gestione del conflitto tra attività umane e predatori è punto cardine per la convivenza e quindi la sopravvivenza di specie come il lupo nelle montagne italiane. Misure concrete per raggiungere questo obiettivo sono, a giudizio del CAI, il risarcimento del danno in caso di predazioni ad animali domestici e le sovvenzioni per incentivare le buone pratiche (opere di prevenzione dei danni), entrambi garantiti dalle Regioni, con specifici Regolamenti. Buone pratiche possono essere la presenza di un pastore al seguito del gregge, che non deve mai essere lasciato allo stato brado, l’utilizzo di cani da guardiania e la chiusura notturna del gregge in recinzioni elettrificate. Questi concetti sono stati approfonditi da Duccio Berzi (Canis Lupus Italia).
A Bologna i relatori hanno ricordato come “gli abbattimenti dei lupi non servano a nulla senza prevenzione, anzi hanno la conseguenza di disgregare i branchi. E il lupo, se si trova solo, è meno forte e preda più facilmente animali domestici rispetto a quelli selvatici”.
Luigi Molinari e Francesca Orsoni (Wolf Appennine Center) hanno affrontato infine il tema del randagismo dei cani, che può portare a ibridazioni con i lupi, minacciando così la loro conservazione, ma anche apredazioni: anche i cani infatti attaccano il bestiame, non solo quelli randagi, ma anche quelli con proprietario lasciati vaganti: questi ultimi solo in poche ore possono creare gli stessi danni dei randagi.