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20 i lupi della Valle d’Aosta, ma la regione li ritiene un’emergenza e chiede di ucciderli. Enpa: siamo al ridicolo, un mix letale di ideologia e psicosi

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Una delle regioni più ricche d’Italia, incastonata tra i monti ed estesa su una superficie oltre tremila chilometri quadrati, è tenuta in scacco da una popolazione (stimata) di lupi pari a ben 20/25 esemplari. Accade in Valle d’Aosta, dove l’assessore all’Agricoltura vuole chiedere all’Ispra l'”autorizzazione” a sterminare questa numerosissima e pericolosissima popolazione di lupi, che, stando ai numeri resi noti dallo stesso assessorato, sarebbe davvero in grado di creare una situazione emergenziale.

«Abbiamo, purtroppo, oltrepassato la soglia del ridicolo. E non solo per quanto riguarda la numerosità del branco – dichiara l’Enpa – ma per la procedura seguita dall’assessore, il quale evidentemente ignora che l’Ispra non può autorizzare deroghe legislative. Può, certo fornire pareri, peraltro disattesi dalle amministrazioni quando espressi a tutela dei selvatici, non certo scavalcare il regime di protezione e di tutela di cui questa specie beneficia in virtù di norme nazionali ed europee. Che né l’Ispra né la Regione possono disattendere. Se poi l’assessore volesse approfondire la propria conoscenza sui lupi, gli consigliamo di leggere l’importante e recentissimo studio dell’istituto di ricerca Eurac, che, dati alla mano, dimostra quanto sia dannosa l’uccisione dei lupi».

E’ sicuramente importante che l’assessore all’Agricoltura abbia una costituito una Commissione per lo studio del più grande predatore italiano, tuttavia sarebbe opportuno che essa si aprisse anche alle associazioni animaliste ed ambientaliste, portatrici di interessi pubblici, e al mondo scientifico. La soluzione di ogni eventuale problema di convivenza con i lupi – non dovrebbe essere il caso della Val d’Aosta visto che 20/25 esemplari non rappresentano certo una emergenza – passa dall’applicazione dei metodi preventivi quali la guardiania, l’ausilio di cani da pastore, l’adozione recinzioni fisse o mobili. Tutti strumenti che, per legge e per buonsenso e non per scelta degli amministratori locali, devono essere applicati: ovviamente in questo gli allevatori devono essere sostenuti. Metodi citati dallo stesso assessore valdostano, il quale, non  si capisce per quale motivo, apre invece alle uccisioni come “soluzione finale”.

Nei mesi scorsi milioni di persone si sono mobilitate proprio per fermare quella parte del Piano Lupo che preveda la possibilità di uccidere il 5% degli esemplari. Cioè, per la Valle d’Aosta ben 1 esemplare su 25! Una soluzione davvero grottesca che smaschera le incrostazioni ideologiche della richiesta della regione e che dimostra ancora una volta l’urgenza di approvare il piano di tutela del lupo senza uccisioni ma con un obbligo inequivocabili all’adozione di strumenti di prevenzione.

«Con questa richiesta inaccettabile la Valle d’Aosta tradisce la sua stessa immagine quale regione fortemente legata alla libertà, alla natura e agli animali. Anche per questo – conclude l’Enpa – invitiamo i cittadini tutti a manifestare il proprio dissenso».

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