“Se nel 2017 il nostro numero di Soci è ulteriormente cresciuto a 316.925, è, altresì, aumentata la percentuale di presenza femminile che ha raggiunto, ora, il 36% del corpo sociale (113.477). Possiamo dunque dirci fortunati di vivere una realtà associativa che vede una sempre più marcata presenza femminile a tutti i livelli, dove le nostre Socie hanno modo di confermare le loro capacità, sensibilità e determinazione“. Queste le parole scritte dal Presidente generale Vincenzo Tortinell’editoriale del numero di marzo di Montagne360, che sottolinea anche l’impegno della Vicepresidente generale Lorella Franceschini, la prima donna, in carica dal maggio 2017, a ricoprire questo ruolo nella storia dell’associazione. Una novità senza dubbio positiva, che si somma al lavoro universalmente apprezzato di Andreina Maggiore, Direttore dell’ente dal 2010.
Un numero, questo di marzo, dedicato proprio alla figura femminile nell’alpinismo e al rapporto donna – montagna. Scalatrici definite “forti, prudenti, solide e curiose”, in grado di lasciare un segno nella storia dell’alpinismo: a partire proprio da questi ultimi anni, con Tamara Lunger, altoatesina capace di tornare indietro ad appena 70 metri dalla cima, in occasione della storica prima salita invernale del Nanga Parbat nel febbraio 2016, e con Nives Meroi, che, insieme al marito Romano Benet ha completato la “collezione” dei quattordici ottomila (prima coppia della storia). Senza dimenticare le nostre connazionali di alto livello attualmente in attività: le ghiacciatrici Angelika Rainer e Anna Torretta, quest’ultima impegnata ora soprattutto come guida alpina, la scalatrice Federica Mingolla e la giovane promessa Laura Rogora.
Ampio spazio anche alle pioniere della seconda metà dell’800, per lo più britanniche con qualche eccezione continentale e americana, nei cui curriculum ci sono prime ascensioni, traversate esplorative, salite invernali. Qualche esempio? Meta Brevoort, Elizabeth Aubrey Leblond e Eleonore Noll Hasenclever.
Un rapporto, quello tra donna e montagna, costellato da tante difficoltà e tante gioie, dimostrate dai frammenti, ricordi e rivincite di coloro che al fianco delle montagne stanno trascorrendo le loro vite. Su questo numero troviamo le testimonianze, oltre che della sopracitata Nives Meroi, di Renata Rossi(ragazza della Valchiavenna divenuta, nel 1984, la prima guida alpina italiana), Silvia Metzeltin(geologa, docente universitaria, alpinista e autrice di diverse guide alpinistiche), Marcella Morandini(Direttore Fondazione Dolomiti Unesco), Daniela Berta (neo Direttrice Museo Nazionale della Montagna di Torino) e Sofia Parisi (laureanda venticinquenne, sta scrivendo una tesi sulla “Storia del giornalismo di montagna” e sta lavorando in un rifugio sul Monte Rosa).
Tornando al Club alpino, non poteva mancare l’intervista alla già citata Vicepresidente Lorella Franceschini, secondo la quale “oggi nella scienza, nell’economia, nella politica, nel sociale le donne dirigenti sono sempre di più, anche se l‘affermarsi e il farsi valere rimane più difficile e più complicato rispetto ai colleghi maschi. Per quanto riguarda il CAI la mia nomina è un segnale chiaro e deciso del riconoscimento del contributo femminile all’alpinismo e, in generale, dell’assoluta parità di attitudini, ruoli e responsabilità fra i generi”.
Spazio poi al progetto LibereInVetta che ora, grazie alla collaborazione con la Commissione Medica del CAI, sta cercando di creare un progetto sperimentale che possa promuovere percorsi riabilitativi di montagna – terapia per donne che purtroppo sono state coinvolte in episodi di maltrattamenti.
Per concludere l’ultimo articolo dello speciale parla della cultura del trekking al femminile e dei diritti delle donne in Iran: una realtà poco conosciuta ma sorprendente, dove le donne svolgono attività di montagna a livello professionale.