A seguito dell’inchiesta giudiziaria che in questi giorni sta coinvolgendo esponenti del Comune e imprenditori nel procedimento autorizzativo dello Stadio della Roma, l’EnteNazionale Protezione Animali ha dato mandato al proprio ufficio legale di valutare ogni aspetto della vicenda e di assumere ogni opportuna iniziativa. Sulla questione stadio, l’associazione era già intervenuta l’anno scorso quando, con una lettera inviata a tutti i consiglieri comunali, aveva sottolineato come la nuova delibera presentasse criticità dal punto di vista non soltanto politico, relativo cioè alle scelte di indirizzo nella gestione della città, ma autorizzativo.
«Lo scorso anno, era proprio il mese di giugno – ricorda Annamaria Procacci, Consigliera Nazionale di Enpa – abbiamo presentato al Ministero dei Beni Culturali una serie di osservazioni elaborate insieme con altre associazioni. In quella occasione segnalavamo la necessità sia di apporre il vincolo di tutela sulla particolare struttura dell’ippodromo, sia di tutelare le particolari caratteristiche dei luoghi, la valenza paesaggistica e soprattutto il patrimonio di biodiversità così rilevante dell’area». Infatti, lo stadio dovrebbe sorgere su un’area, quella di Tor di Valle, preziosissima: l’ultima ansa non cementificata del Tevere, la più grande area agricola rimasta nella nostra città, un paradiso per tante specie animali e vegetali; in particolare con la presenza di avifauna protetta (tra cui: aironi, gheppi, usignoli di fiume) dalla normativa nazionale e comunitaria.
La richiesta di tutela, ignorata dalle istituzioni, era stata rinnovata all’inizio della scorsa settimana quando Enpa aveva inviato al Dipartimento Urbanistico di Roma Capitale analoghe osservazioni di carattere naturalistico, chiedendo che a Roma fosse riconosciuta e garantita quella ricchezza di natura che fa parte della sua storia e che è un irrinunciabile bene comune dei cittadini.
Oggi, l’inchiesta della Procura sullo Stadio della Roma getta un’ombra anche sull’impatto ambientale e naturalistico dell’opera. In attesa che la magistratura accerti responsabilità e faccia chiarezza sui tanti punti oscuri di questa vicenda, verificando in particolare che non siano state violate norme poste a tutela dell’ambiente, del paesaggio, degli animali, Enpa torna a chiedere che il Comune ritiri la delibera. «Tor di Valle non merita cemento e asfalto, ma – conclude Procacci – un parco fluviale, come altre città europee».