di Simona Minucci
PALERMO – È il 15 luglio quando a Palermo il maltempo si trasforma in un incubo: in tre ore oltre un metro di pioggia si abbatte sulla città, pari a quella che cadrebbe in un anno. L’evento sembra essere il più grave dal 1760 e le sue conseguenze sono particolarmente disastrose nel sottopasso di via Leonardo da Vinci dove la bomba d’acqua ha intrappolato decine di auto, tanto da far pensare a delle vittime (dato smentito dalla Protezione Civile nei giorni successivi all’alluvione).
Leoluca Orlando, il sindaco di Palermo, ha fin dal primo momento sottolineato come la responsabilità dell’evento non sia da imputarsi al Comune: “Dal Comune di Palermo – fa sapere il primo cittadino – c’è sempre stata la massima collaborazione e disponibilità a supportare il lavoro di organismi competenti, in chiarezza e rispetto ruoli e responsabilità. Quello che è accaduto è stata una tragedia che non era possibile prevedere e da parte del Comune c’è stata una reazione pronta”.
“Ho visto la Circonvallazione allagata, genitori con bimbi in braccio che piangevano mentre cercavano riparo ovunque – ha raccontato alla stampa Alessandro di Gregorio, che insieme alla moglie è stato testimone di quanto accaduto il 15 luglio – c’erano automobilisti sui tetti delle auto, passanti che cercavano di fuggire a piedi nudi dal fiume di acqua e fango. Qualcuno si accasciava a terra”.
E mentre la situazione sembra essere tornata alla normalità a Palermo, dove le auto bloccate nel sottopassaggio sono state tutte recuperate, torna la paura nella regione per una seconda bomba d’acqua, questa volta nel catanese, dove a Ramacca una tromba d’aria ha scoperchiato la copertura di una casa di riposo, i cui ospiti sono stati messi in salvo dal personale della struttura, mentre a Scordia una tromba d’aria ha reso necessario l’intervento dei sommozzatori dei vigili del fuoco.