“La disumanità è diventata legge. Dopo il primo decreto sicurezza, ancora una volta il Governo chiude gli occhi di fronte alla solidarietà ponendo la fiducia al decreto sicurezza bis, che non possiamo che definire disumano e inaccettabile. Ancora una volta si fa leva su messaggi distorti sostenendo che la minaccia che incombe sull’Italia è quella dei migranti che nella narrazione governativa va affrontata e risolta mettendo al primo posto gli italiani. E così dopo la soppressione della protezione umanitaria e lo smantellamento dell’accoglienza diffusa fondata sugli SPRAR – tra le azioni in vigore grazie al primo decreto sicurezza -, in Italia ora diventa legge la criminalizzazione delle ONG attive in mare considerandole, secondo quanto afferma Salvini, complici dei trafficanti di essere umani, e prevedendo, in caso di violazione di ingresso nel mare territoriale multe salatissime, la confisca delle navi e l’arresto in flagranza di reato del capitano che non si ferma di fronte allo stop. Con queste norme il Governo commette un errore imperdonabile e inaccettabile nei confronti di associazioni, che andrebbero ringraziate e sostenute per il lavoro che fanno con coraggio e abnegazione”, dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.
“Al vicepremier e ministro dell’interno Matteo Salvini – aggiunge Ciafani – vogliamo ricordare che salvare vite in mare non può essere considerato un reato e che le imbarcazioni delle ONG non sono complici degli scafisti, ma vere e proprie ambulanze del mare che soccorrono persone in pericolo e disperate che fuggono dai loro paesi diventati invivibili anche a causa dei cambiamenti climatici o di conflitti causati anche dai paesi occidentali. Invece di chiudere i porti, di prendersela con le ONG alimentando una caccia alle streghe mediatica e normativa e contribuendo a diffondere nel Paese paura e discriminazione, il Governo abbia il coraggio di affrontare davvero le vere emergenze, ambientali e non, che gravano sui cittadini. E la smetta di alimentare un clima di guerra che emerge, con grande evidenza, anche nella parte del decreto che riguarda la gestione dell’ordine pubblico. C’è, infatti, il serio rischio che norme in teoria dettate dall’esigenza di contrastare qualsiasi atteggiamento violento finiscano per limitare, di fatto, nella loro applicazione anche il diritto di manifestare pacificamente”.