Grazie al silenzio-assenso del ministro Galletti e del governo tutto, premier compreso, domenica 17 settembre – dopo le preaperture di inizio mese – riparte il rito di sangue delle doppiette. La stagione venatoria entra dunque nel vivo nonostante 300mila persone, attraverso i canali web di Enpa, abbiano in pochissimi giorni chiesto allo stesso esecutivo di fermare la caccia. Uno stop reso necessario dalla gravissima emergenza ambientale per la siccità e gli incendi che ha devastato intere popolazioni di selvatici e più di 100mila ettari di territorio, in buona parte protetto. Misure straordinarie di forte limitazione della caccia le aveva sollecitate persino l’Ispra, l’istituto scientifico di riferimento per la fauna selvatica, che dipende proprio dal ministero dell’Ambiente e che in genere è sempre prudente nelle proprie valutazioni.
Ma, pur avendone facoltà, le Regioni – 11 delle quali avevano chiesto lo stato di calamità naturale – hanno ignorato l’emergenza, limitandosi nel migliore dei casi a qualche provvedimento di facciata, privo di sostanziale efficacia. Di fronte all’indifferenza di amministrazioni comunque molto sensibili al consenso venatorio, il ministro Galletti, cioè la figura istituzionale responsabile per la tutela del nostro patrimonio faunistico, avrebbe dovuto e potuto sollecitare un intervento del governo per fare ciò che le regioni non vogliono: adeguare i calendari venatori al parere dell’Ispra. Tuttavia il ministro, come quasi sempre ha fatto negli anni del suo dicastero, si è disinteressato degli abitanti più fragili del Paese. Proprio per questo nei giorni scorsi l’Enpa, insieme con altre associazioni (Lac, Lav e Lipu), ha inviato una diffida legale al ministro, affinché provveda in tal senso. Ma ancora oggi tutto tace.
«Se non avesse conseguenze terribili per la vita di milioni di animali, questa vicenda avrebbe i contorni del grottesco, per il preoccupante vuoto istituzionale che porta alla luce. Eccezion fatta per l’Abruzzo, non una sola istituzione in tutta la “catena di comando” prevista dalla nostra Carta Costituzionale si è assunta la responsabilità di tutelare “beni” costituzionalmente protetti quali la fauna e l’ambiente», denuncia la consigliera nazionale di Enpa Annamaria Procacci, responsabile biodiversità e ambiente per conto dell’associazione.
«Ma la caccia – prosegue Procacci – ha già mostrato quest’anno la sua faccia mortale anche per le persone: pochi giorni fa in Trentino un cacciatore è stato ucciso per errore da un suo “collega”, praticamente al buio e con maltempo. La caccia, dunque, è anche una questione di sicurezza, una minaccia per i tutti i cittadini, che la politica continua a ignorare. Per molto meno lo scorso luglio, sempre in Trentino, è stato lanciato un “allarme generale sicurezza”, con la condanna a morte di un’orsa, madre di due cuccioli. In Italia una vera emergenza è costituita da chi spara, non dai selvatici. Ma il ministro Galletti e il Consiglio dei Ministri tacciono. Ci auguriamo invece che gli italiani facciano sentire la loro voce con le elezioni ormai alle porte».