Le emergenze che stanno interessando le aree protette in queste settimane, in particolare l’azione – di mano anche criminale – contro il nostro patrimonio paesaggistico e boschivo, sono la spia di quanto sia urgente dotare il sistema dei parchi di adeguate e applicabili norme in grado di garantire un futuro allo straordinario patrimonio naturale e culturale che queste aree tutelano e valorizzano.
Norme che devono fornire ai parchi fondi adeguati, strumenti e strategie efficaci a contrastare le sfide a cui sono sottoposti, prima tra tutte gli effetti dei cambiamenti climatici, principale fattore di perdita di biodiversità a scala globale, ed essere capaci di coinvolgere e rendere protagoniste le comunità locali ed i diversi stakeholder.
Per queste ragioni il Club Alpino Italiano, FAI-Fondo Ambiente Italiano, Legambiente, Slow Food Italia e Touring Club Italiano credono che dopo otto anni di discussioni e fermenti sia necessario chiudere nel migliore dei modi la lunga fase che ha accompagnato le proposte di riforma della legge sulle aree protette 394/91 e cominciare a lavorare per rafforzare il sistema dei parchi che forniscono un contributo essenziale alla conservazione di habitat e specie e sono fondamentali anche per l’economia e la tenuta sociale e civile del nostro Paese.
Il percorso della riforma è stato controverso e difficile, come faticoso e stentato è stato l’ascolto da parte del mondo politico della voce delle grandi associazioni di protezione ambientale. Tuttavia è urgente, necessario e doveroso uscire da questa lunga fase di trincea e lavorare insieme per recuperare il giusto ruolo per i parchi a partire dal percorso svoltosi fin qui.
Nella recente audizione in Commissione Ambiente le cinque associazioni hanno ribadito con chiarezza che non sono poche le novità positive introdotte dalla Camera al testo di riforma della legge 394/91, ma ci sono ancora dei punti che necessitano di essere rivisti. Nella fase in cui si trova la discussione parlamentare, non sappiamo se la rivisitazione delle criticità possa avvenire, attraverso una ulteriore modifica al Senato o attraverso altri strumenti legislativi. Ma, comunque, continuiamo a chiedere al legislatore di farsi carico e rivedere quello che a nostro avviso tocca ancora migliorare nella consapevolezza che questa revisione della 394/91 sia un passaggio non conclusivo, sebbene necessario, verso una nuova fase di rafforzamento dei parchi e delle aree protette del nostro Paese.