Il vincitore dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, Francesco Gabbani, è un amante della montagna.Intervistato dalla rivista del Club alpino italiano Montagne360, racconta a tutto campo le proprie passioni, coltivate sulle Apuane: dall’arrampicata all’alpinismo, per arrivare ai trekking, meglio se in sella a una mountain bike. “Quando sono tra i boschi riesco a rigenerarmi completamente. La montagna mi fa stare bene e l’ambiente circostante favorisce quello stato emotivo indispensabile per poter comporre”.
Si intitola “Fotografare la montagna” il vademecum con i consigli su come realizzare una foto, sulle inquadrature e sulle tecniche, senza risparmiare la storia. Entrando nel dettaglio i quattro articoli, corredati da diverse fotografie molto evocative, analizzano gli strumenti e le motivazioni con i quali, in oltre cento anni, si andava e si va in quota per scattare: dalla documentazione dei nuovi tracciati ferroviari al “rito sociale” di oggi di scattare foto in ogni gita o escursione.
Poi focus sulla luce e lo sguardo creatore del fotografo, elementi importanti alla base di qualsiasi tecnica utilizzata, sul pensiero e l’energia, caratteristica irrinunciabile per ogni alpinista fotografo, che scatta e racconta il paesaggio camminando, e sull’incontro con la fauna delle terre alte: camosci, stambecchi e cervi, infatti, si possono “fermare” in uno scatto senza eccessive difficoltà, ma, a seconda dei vari periodi dell’anno, assumono comportamenti diversi. L’articolo elargisce consigli agli appassionati su come, dove e quando avvicinare gli ungulati.
Un’altra intervista da non perdere su questo numero è quella al ventiseienne David Lama, il più forte giovane alpinista del mondo, che racconta l’impresa sul Cerro Torre di quattro anni fa, che lo ha reso famoso, e su altre montagne, sempre alla ricerca del cuore dell’avventura. “Il Torre ha segnato una svolta nella mia vita: a me le sfide piacciono, e alla terza spedizione ce l’ho fatta. Ma per affrontarlo e salirlo con lo stile che volevo sono dovuto cambiare io”.
Toccano Trentino, Emilia e Toscana le proposte di trekking di più giorni pubblicate sulla rivista: sicuramente impegnativo è quello lungo il torrente Avisio (Trento), fra la diga di Stramentizzo e la foce nell’Adige, a due passi da Trento. L’articolo sottolinea che sono necessarie ottime capacità di adattamento, resistenza, orientamento e conoscenza del terreno per percorrere gli oltre 150 km in dieci tappe. In cambio è garantita un’immersione nella natura selvaggia, tra pesci, ungulati, cervi e germani reali. Da segnalare che al momento l’itinerario non è ufficialmente riconosciuto, anche se si sta lavorando per farne un tracciato per escursionisti esperti.
Accessibile alla maggioranza degli escursionisti è invece la nuova via della lana e della seta da Prato a Bologna, in un territorio che fin dall’età del bronzo aveva vie di collegamento tra i due versanti dell’Appennino, potenziate quando si insediarono etruschi, celti, liguri, romani, longobardi e bizantini. Le sette tappe proposte uniscono idealmente Prato, distretto della lana e del tessile, con Bologna, la città dei canale e dei filatoi, per secoli capitale della seta.
Torrentismo su cascate di ghiaccio in Calabria? Sembra impossibile, ma è successo davvero: per alcuni appassionati il sogno si è avverato all’inizio del 2017 sul torrente Mezzanello, grazie a un’eccezionale ondata di freddo, e viene raccontato su questo numero dalla viva voce dei protagonisti.
“L’ingresso nella valle nascosta” è il titolo del portfolio fotografico del numero di aprile: un emozionante viaggio tra antichissimi templi buddisti, remoti villaggi di origine tibetana, fino al regno della neve e dei ghiacci: una terra fuori dal tempo, da poco aperta al turismo, scoperta grazie alla prima femminile italiana dell’Himlung Himal (7126 m) del 1994.